domenica 4 aprile 2010

Creazione

Ecco praticamente ultimata la mia esercitazione per il corso di booktrailer. Ho deciso di realizzare un booktrailer del libro "Creazione" di Gore Vidal. E' stata dura condensare un saggio/romanzo filosofico di oltre 600 pagine, ma spero di esserci riuscita :)

Godetevelo!

mercoledì 31 marzo 2010

Finalmente torno ad aggiornare!

Non che a qualcuno importasse, ma ecco a voi il lavoro che mi ha portato via diversi mesi:






Il video BCC, di cui ho ralizzato animazione iniziale, sottopancia, grafiche e titoli di coda. Enjoy it!

venerdì 5 marzo 2010

L'Abbraccio.


Questo è uno dei disegni più semplici che ho. L'ho fatto in due minuti. Eppure lo trovo bellissimo.
E' proprio così che doveva essere, è una condensazione di emozioni non quantificabile.


"Ho scritto di te e di ciò che ti sta intorno, del tuo mondo. Ho scritto delle tue mani, delle tue dita in realtà, una descrizione minuziosa senza intenzione, poi i tuoi occhi, il loro contorno, per la prima volta non il loro colore che impasta, ma tutto ciò che c’è intorno a loro, le sopracciglia, la pelle, le rughe. E’ stato un attimo. L’ultima volta che ti ho visto, è stato un attimo appunto. Quel gesto ormai tuo, in cui sollevi un braccio e ti osservi la mano vedendo in lei chissà quale immagine a cui pensare. Volevo allungare la mia mano e disegnare con le mie dita il tragitto delle tue dita, per seguirlo, ripercorrerlo. Ho sopito il gesto, ma è come se lo avessi fatto, con i miei occhi l’ho fatto, ho dimenticato persino, per un attimo, che tu eri altrove, e ho percorso i tuoi tragitti"

lunedì 22 febbraio 2010

adesso, qualche pensiero.

Sono qui a scrivere, è inevitabile: le impressioni così come dice il nome stesso si imprimono.
Milano è alienante. Voglio più cielo, più sole, più alberi. Le cose che qui mancano.
Mi ritrovo seduta su un marciapiede di notte a guardare il riflesso di un furgoncino bianco in una pozzanghera. Le auto che sfrecciano. O a fissare per lunghi minuti la fiamma di una candela ponendole domande come fosse un oracolo o una manifestazione divina.
Ma non risponde. Come mai non risponde?

Ascolto i discorsi delle altre persone, osservo. Da qualunque parte dell'universo io sia arrivata, nel posto in cui stavo prima sicuramente c'era una popolazione ad oralità primaria. La parola è così importante per me che dev'essere usata con parsimonia.
La parola è sacra.
Le parole sono davvero sacre, quando sono con te. Per questo non ce ne sono mai.


Milano è alienante. Ci sono giorni che mi ritrovo a cercare cucchiaini nel freezer, a dire frasi senza senso, ad avere le allucinazioni.
Poi ci sono altri giorni.
Ci sono giorni in cui mi metto sotto le coperte felice, estasiata da un'attesa che non ha mai fine. Poi c'è un giorno in cui mi rintano nel letto della mia amica, con la testa evidentemente da un'altra parte. Sognante. Un giorno in cui si fanno confidenze, a luce accesa e televisione spenta, non il contrario.

La mattina mi sveglio presto, la stanza puzza di fumo. Mi lavo la faccia, giro da sola in una casa che non è la mia. Mi piace svegliarmi prima di tutti e preparare il caffè con la matita colata sotto agli occhi. Mi piace la luce sommessa e delicata della mattina e il rumore del caffè che sale dentro la moka mentre io sfoglio il catalogo 2010 dell'ikea.
C'è un latente desiderio profondo di avere una casa tutta mia. Scegliere i mobili. Pulire la cucina. Forse sto solo crescendo.
Cresco anche mentre faccio la strada verso casa, coi vestiti del giorno prima e lo spazzolino da denti che sbuca dalla borsa. Nella testa rimbalzano le frasi dei libri di Baricco, Milano che puzza, la canzone del pane. L'aria è fredda e mi sento strana.
Alienata. Ma in fondo che importanza ha?
Mi sento che se anche non so da quanto non vedo più il cielo nè le stelle, io in un cielo ci sto già volando. Fluttuo.
They will see us waving from such great heights.

sabato 20 febbraio 2010

martedì 15 dicembre 2009

Questa non è una colazione

C'è come un tacito accordo tra le persone e il mondo in cui vivono, si stabiliscono regole di interpretazione, agli oggetti vengono attribuiti significati convenzionali, che ne delimitino l'uso e l'esistenza, cosicché non possano scappare fuori da un limite di sicurezza, e sciogliersi in una ambiguità pluridirezionale.

Una porta è una porta, solo per una decisione concorde, che crea una catena di significati di superficie.

Ma se ci si ferma qualche attimo in più, se si lascia che la patina di regole d'utilizzo della realtà si faccia inconsistente, allora si guarda la porta, la si riguarda, la si chiama per nome, ma senza che questo abbia un senso.
Ci si accorge che è solo un suono ciò che si pronuncia, non l'oggetto stesso, e si individua lo spazio incolmabile che separa la realtà dalla sua riproduzione, dall'interpretazione che di essa facciamo costantemente.
Non guardiamo mai effettivamente la realtà, ma il legame che si instaura tra essa e noi osservatori, il senso che le diamo, l'uso che ne facciamo, ne determina la tangibilità, la verità, l'esistenza stessa.

Ma se un folle si ferma e riconosce che il senso della realtà è dato da una decisione arbitraria e non assoluta, che un oggetto è tale solo per quella decisione, allora è svincolato dalle chiavi di interpretazione; osserverà ciò che ha davanti senza ricordarsi a cosa serve.










Foto dal set di un piccolo cortometraggio realizato da me e Giulia Trincardi per un progetto scolastico.
Prossimamente il video.

martedì 17 novembre 2009

Parce que Je pense a Toi.








Aspettare sognando una vita diversa è un'attitudine abbastanza comune.

Smaterializzo la materia e la ricompongo nel mio cervello come credo potrebbe essere, ma molto più probabilmente non è. Un'idealizzazione infinita, un male alimentato da arte e letteratura. Un gioco dell'oca senza il traguardo.